Figlie by Lucy Fricke

Figlie by Lucy Fricke

autore:Lucy Fricke [Fricke, Lucy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2021-08-25T22:00:00+00:00


DONNE CHE SCENDONO DALLE AUTO

Bellegra era sparita dietro una curva, come se non fosse mai esistita, una località che, come una visione, non mi aveva regalato alcuna risposta, ma solo nuove domande. I nostri padri non erano attendibili, più scoprivamo su di loro, meno ne sapevamo.

«Sembrava così diverso» mormorò Martha. Non lo aveva mai sentito così, Kurt era letteralmente emozionato, più vivo che mai: una dichiarazione che costrinse entrambe a sorridere. Forse l’amore di una donna poteva realmente salvarlo, a volte poteva essere così facile, eppure così difficile da ottenere.

«Tu credi» chiese Martha «che Ernesto non fosse una brava persona? E quella storia della famiglia sbagliata?»

«Non credo più a niente» risposi, strizzando gli occhi per scrutare la primavera italiana. «È tutto sgranato, di pessima qualità, il mondo sembra un’immagine scaricata illegalmente.»

«È successo anche a me» mi disse, «sfarfallio da stress. Devi rilassarti un po’. Respirare.»

«Ho solo bisogno delle mie pasticche.»

«Non puoi fartele prescrivere da un dottore italiano?»

«Non ho più l’assicurazione» ammisi.

«Cosa?»

«La tessera» spiegai. «Ho usato la tessera sanitaria per forzare la porta, e così si è spezzata.»

«Oh, davvero brava. E quanto ci vuole?»

«Ci sono riuscita in un minuto.»

«Mi riferivo a ciò che tu definisci squilibri dovuti ai farmaci.»

«Non lo so. Non ho mai sospeso un farmaco in vita mia» risposi.

«Mercato nero?» propose.

«Come, mercato nero?»

«Be’, sì il mercato nero. Per le pasticche. Tipo a Roma, alla stazione centrale. Le stazioni sono uguali dappertutto.» A volte Martha voleva dare l’impressione di aver passato anni in strada.

«Non si tratta di eroina» le risposi. «Sono inibitori selettivi della serotonina, perfettamente legali. Non ti mandano neanche su di giri. Una cosa del genere non la trovo al mercato nero.»

«Trovi di tutto al mercato nero» ribadì lei con fermezza.

«No, lascia perdere.»

«Be’, allora l’astinenza non dev’essere così grave.» Sembrava offesa, come se pensasse che mi ostinavo a portare avanti una recita che lei aveva già smascherato.

«Che cosa ti ha resa così dura?» domandai.

«Pianificazione familiare» spiegò Martha asciutta.

«Ho davvero bisogno di un caffè» osservai. «Non riesco a vedere quasi niente.»

«Sì, questo è un lato positivo dell’Italia, il caffè è buono persino alla stazione di servizio.»

«Ma qui non c’è nessuna stazione di servizio» le dovetti far notare.

Martha estrasse lo smarthphone, ingrandì la cartina della zona e alla fine concluse: «È vero. Neanche un distributore fin dopo Roma. Dobbiamo uscire e raggiungere il primo paese. Sono cinque chilometri, e a quanto sembra il paese ha persino un castello sul monte».

«Voglio solo un caffè. Niente castelli. Caffè.»

Martha mi guardò quasi timorosa quando, con un movimento che io stessa giudicai aggressivo, imboccai la prima uscita.

Il navigatore ci guidò con confuse indicazioni sinistra-destra: strano come una voce dal timbro così monotono potesse impartire ordini decisamente anomali. Le strade si fecero più strette e purtroppo anche più ripide. Riuscivo a prevedere le pareti ancor prima di vederle: volevo solo fermarmi lì, bloccarmi, ma c’era sempre un’auto che mi incalzava da dietro. Era un groviglio di sensi unici, non potevamo neanche fare inversione. Martha guardava impotente il display.

«Non è lontano ormai» disse.

Che razza di frase. Quando la usi, si capisce subito che la catastrofe è vicina.



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